IL 2017 E’ STATO L’ANNO DA INCUBO NELLE MARCHE 19MILA INFORTUNI

salute e sicurezza_slider

Troppe vite spezzate. imprese nella morsa tra costi e sicurezza
ASCOLI Troppi punti interrogativi sulla sicurezza dei lavoratori. Troppe situazioni sul filo del rasoio. Con cantieri che si ritrovano purtroppo a mediare per raggiungere un punto di equilibrio tra costi e sicurezza. Ed il prezzo finale che si va a pagare, poi, è troppo spesso di quelli che finiscono in cronaca, tra vite sprecate e gravi infortuni sui luoghi di lavoro. Ed in questa fase, come confermano amaramente anche le organizzazioni sindacali, si sta pagando a caro prezzo una piccola fase di ripresa che non è stata affiancati da adeguati investimenti per la tutela di chi lavora. Ecco perché nel primo trimestre 20I8 il Piceno, come l’Intera regione, si ritrova con dati negativi che tornano a crescere: quattro i morti- a livello marchigiano, rispetto ai 3 registrati nello stesso trimestre di un anno fa, con una di queste vittime sul lavoro che si registra proprio nella provincia ascolana (mentre nolo stesso trimestre 2017 non c’erano stati morti). Il tutto in uno scenario statistico che resta al momento agganciato ad un dato emblematico, relativo a tutto il 2017, nelle Marche: circa 19.000 infortuni sul lavoro. Numeri che fanno riflettere e che disilludono dopo che per circa 5 anni quei dati erano scesi visibilmente. Questo perché, in realtà era sceso il lavoro…

Lo scenario

A commentare lo scenario della provincia ascolana dai punto di vista degli incidenti sul lavoro, dopo l’ennesimo grave fatto verificatosi a Pescara del Tronto, è Guido Bianchini responsabile del settore sicurezza sul lavoro per la Uil di Ascoli. “Purtroppo – sottolinea Bianchini – questi ultimi mesi in cui c’è stata una sensibile ripresa economica, con conseguente aumento dei ritmi lavorativi, hanno portato anche a «effetti dirompenti in materia di sicurezza sul lavoro, testimoniati anche da forti elementi di drammaticità.

La ripresa, infatti, non è stila affiancata da adeguati investimenti nella sicurezza. Una situazione che si è registrata anche a livello regionale. Nel nuovo piano sanitario regionale – incalza il sindacalista della UIL – che è in ritardo rispetto alle previsioni, si attende anche di conoscere il capitolo dedicato al dipartimento prevenzione. E la stessa Regione deve fungere da regia. I dipartimenti di prevenzione dovrebbero essere potenziati, specialmente in un territorio come quello piceno, visto che in questa fase, a causa dei terremoto, queste zone sono state definite il più grande cantiere d’Europa. Tra l’altro, i servizi di prevenzione e protezione sono un po’ carenti anche dal punto di vista delle figure apicali. Mancano ingegneri e tecnici”.

Ritorno al passato

“Siamo ritornati a livelli ante-guerra – commenta Bianchini – Negli ultimi 4 o 5 anni, per la crisi del lavoro, i dati sugli i incidenti lavorativi erano tornati incoraggianti, ma come è un po’ ripartito il discorso sono tornati i dati negativi. Del resto, si paga anche l’utilizzo, in certi casi, di manodopera a basso costo e quindi non adeguatamente informata e formata. Purtroppo, prevenzione e sicurezza continuano ad essere viste di molti ancora solo come un costo. È anche vero che le norme sulla sicurezza sono forse un po’ troppo roboanti e non si possono prevedere gli stessi criteri che andrebbero bene per la Fiat ad una piccola attività locale…”

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *