Io, facchino per 8 ore al mercato ortofrutticolo senza essere pagato

Le cassette di carote sono disposte in modo quasi geometrico nel reparto ortofrutta dell’ipermercato. Cosi come le mele, i mandarini, le banane e il radicchio. Ma il concetto di ordine, nel mercato agroalimentare Italiano, forse è un po’ estraneo. Li è possibile entrare liberamente e trovare lavoro. Tutto in nero. Basta chiedere. Non servono documenti, non serve la carta d’identità e neppure il codice fiscale. Anche le agenzie di lavoro interinale sembrano un concetto «superato», in una realtà come questa. E infatti, dopo nemmeno mezzora di pellegrinaggio tra un espositore e l’altro, arriva l’assunzione. Non da un privato, ma da una cooperativa: la Cooperativa

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Il «caporale» ha un giubbotto scamosciato beige e i pantaloni in tinta. Si chiama E’ il vicepresidente.
ORE 3,30. Bastano un cappello di lana in testa, un vecchio piumino imbottito e un paio di pantaloni smarriti in felpa. Basta questa divisa per trasformarsi in un giovane bisognoso e disoccupato: sposato, con un figlio a carico e alla ricerca disperata di un posto di lavoro. Sono le 3.30 di venerdì quando viene varcato l’ingresso del Magazzino (mercato agroalimentare). Le sbarre sono abbassate, ma non c’è nessuno che richiede il tesserino di riconoscimento. C’è un tizio all’interno della guardiola, ma non alza nemmeno lo sguardo. Cosi si può entrare tranquillamente, iniziando a cercare un lavoro. A quell’ora i fornitori iniziano a vendere la loro merce. Ma il giro tra le postazioni dei privati non ha successo. Tutti rispondono le stesse cose: «Non c’è lavoro», «C’è troppa crisi», «Mi dispiace ma non ho bisogno». Ma tutti danno anche lo stesso consiglio: rivolgersi alla cooperativa. Anzi, le indicazioni sono molto precise: «Vai nel piazzale, cerca un uomo con i capelli bianchi che gira sempre in bicicletta e chiedi a lui». Consiglio accettato.

ARRUOLATO. L’uomo che gira sempre in bicicletta si chiamaed è il vicepresidente della Cooperativa omissis…. Il presidente, un certo omissis…, è in ferie. Dopo aver osservato l’interlocutore dalla testa ai piedi, chiede spiegazioni: «Come mai sei qua a quest’ora? Perché sei venuto proprio qua a cercare lavoro? Sei disoccupato?». La storia del ragazzo di 29 anni, sposato, padre e senza un lavoro, fa breccia. In prima battuta dice che non si può fare nulla. Dice di tornare tra una settimana.

Quindi si riprende il giro tra i vari espositori. Ma stavolta dura poco. Perché dopo dieci minuti è proprio lui a tornare alla carica. Si avvicina, sempre in bicicletta. «Seguimi, ho trovato un lavoretto per te. Sei in prova».

Il capannone si trova a qualche decina di metri di distanza dall’ala principale del mercato ortofrutticolo, sempre all’interno del perimetro. Li dentro ci sono tutti i prodotti ortofrutticoli destinati agli ipermercati. «Ho portato un bravo ragazzo, fallo lavorare», dice ad uno dei responsabili della cooperativa. Cosi, alle 4 del mattino, inizia il turno di lavoro. Del nuovo «assunto» sanno poco o nulla. Conoscono il nome. Il paese in cui abita. E la situazione economica precaria: disoccupato con famiglia a carico. Tutto il resto, documenti, visite mediche e altri certificati, forse non serve. Non qui.

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FACCHINO. Si tratta di smistare le migliaia di cassette di frutta e verdura stoccate al centro del magazzino, nei vari scompartimenti che corrispondono alle diverse sedi.

Si prende, per esempio, il bancale delle carote e si suddividono i vari colli. E cosi funziona per tutti gli altri prodotti. Nominano tutor un certo , 40 anni. Lui guida la «rana», termine usato dagli operai per indicare il transpallet elettrico. Quindi lui solleva i bancali e li posiziona al posto giusto. Tutti e due insieme poi, bisogna posizionare le cassette nella giusta quantità, una sopra l’altra, pronte per la spedizione.
LE REGOLE. Prima regola: non rubare. «Ricorda: è meno grave se fai cadere un bancale intero di frutta, che non farsi beccare con la merce in tasca o nello zainetto. Patti chiari». …, cosi lo chiamano, è un omone alto circa un metro e novanta. E’ uno dei responsabili della cooperativa Nel capannone dove viene stoccata la merce di omissis…, è lui che detta legge. A dire il vero non solo lui. Il capo manda infatti due dei suoi uomini per controllare il lavoro della cooperativa. Ci sono un uomo sulla cinquantina e un senegalese trentenne. I capi dettano regole, tempi e modi. Altra regola: mai sedersi. In caso di stanchezza si può anche temporeggiare un po’, ma non bisogna mai sedersi. Cosi, tra cassette pesantissime e bancali carichi di frutta, le ore passano e le responsabilità pure. Dopo circa 5 ore di lavoro anche l’ultimo arrivato può salire sulla «rana» e spostare i bancali.
DALLE 4 ALLE 12. Questo è il turno di lavoro. E una cosa è certa. Si arriva alla fine con la schiena a pezzi e le braccia che tremano. Ma non è ancora finita, perché bisogna pulire il magazzino da cima a fondo, raccogliendo plastica e cartone. Quando il sole è già alto e il magazzino ormai vuoto, è sempre da … che bisogna andare per chiedere che fare il giorno successivo.

«Vieni anche domani – dice riferendosi a sabato mattina – sei in prova, dobbiamo vedere come lavori. Ma tu non preoccuparti: se hai voglia di lavorare vedrai che qui sarai contento». Ma per le prime otto ore di lavoro non sgancia nemmeno un euro. … 29 anni, se ne può andare. Non ha dovuto presentare né documenti, né dati anagrafici. E’ un lavoratore fantasma. Non ha identità e non ha nemmeno moglie e figlio a carico. Se ne va dopo aver sgobbato per otto ore di fila, senza un soldo in tasca e con una consapevolezza: nel mercato agroalimentare, il lavoro nero esiste eccome.

 

Un Facchino per caso…

Enrico

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