Bologna, arriva Camilla: 300 soci per il primo supermercato autogestito. Articolo da “Corriere di Bologna” del 20 dicembre 2017

Bologna, arriva Camilla: 300 soci per il primo supermercato autogestito

 

219629-kbkH-U460601071788931WB-180x140@CorriereBologna-Web-BolognaBOLOGNA – Sarà il primo supermercato autogestito dai suoi stessi clienti e avrà sede, volutamente, in periferia. L’annuncio ufficiale è stato dato ad ottobre da Alchemilla Gas e Campi Aperti: le due realtà che hanno fuso i rispettivi nomi e hanno deciso di investire le proprie risorse in un emporio condiviso. Entro il 2018 Bologna sarà la prima città in Italia a dare vita ad un emporio di comunità, grazie alla collaborazione di volontari che saranno soci, clienti, produttori, cassieri e magazzinieri.

Dove

Un nuovo modello di spesa alimentare che tra pochi mesi diventerà una cooperativa a tutti gli effetti: «Si partirà con un primo investimento di 50 mila euro e con la certezza di una sede che non sarà in centro. Le zone monitorate sono tutte nell’area nord-est della città, in uno degli spazi, meglio se rigenerati, che stiamo supervisionando tra i quartieri Navile, San Donato e Savena», sottolinea Giovanni Notarangelo di Alchemilla Gas. All’appello per iniziare mancano solo una ventina di soci, che devono essere 300, ai quali se ne dovranno aggiungere altrettanti per garantire alla nuova realtà un certo margine di sicurezza. Il supermercato distribuirà alimenti attraverso una gestione cooperativa a ciclo chiuso. «Solo i soci potranno accedere a Camilla. Ognuno di loro verserà una quota prevista, per ora di 125 euro, che nel tempo puntiamo ad abbassare anche in base alle singole disponibilità».

Cosa fanno i soci

L’aspetto più interessante, però, è che, al contrario degli azionisti nelle imprese, l’importanza dei soci non dipenderà dal portafogli. «Tutti forniranno il proprio contributo non solo economico, ma soprattutto in termini di tempo, mettendo a disposizione un po’ di ore per svolgere alcuni compiti utili per il funzionamento della cooperativa». Ci sarà chi si concentrerà sui rapporti con i produttori, chi si occuperà di promuovere le varie attività di Camilla e chi invece gestirà la cassa dell’emporio o sistemerà la merce sugli scaffali. «Per ogni socio abbiamo stimato una media di 160 euro di spesa al mese, ma una volta raggiunte le quote che ci servono cercheremo di accedere a qualche finanziamento pubblico ed europeo, e ad aumentare il numero di persone interessate ad entrare nella nostra comunità». Pur essendo una novità a livello italiano e una rarità ancora a livello europeo, gli organizzatori si sono ispirati ad una realtà che esiste da più di cinquant’anni: la food coop di Park Slope, nel cuore di New York. Un supermercato cooperativo, nato nel 1973, aperto a chiunque voglia aderire: i suoi soci, che oggi sono 17 mila, hanno la possibilità di acquistare cibo di ottima qualità e a prezzi contenuti, in cambio di poche ore di lavoro non retribuito.

«Lontano dalle logiche della grande distribuzione»

Alla base di questo sistema non c’è solo la ricerca di uno stile di vita più sostenibile, ma anche un chiaro obiettivo politico, nella città dove da un mese è nata la Fabbrica italiana contadina (Fico), tanto apprezzata quanto criticata da chi si oppone al modello attuale con cui oggi viene gestita la filiera alimentare. «Noi ci basiamo su un sistema di garanzia partecipata: da una parte il piccolo produttore può fidarsi di noi perché pianifichiamo le quantità che ci servono prima e non cambiamo i prezzi, dall’altro lato sta a lui conquistarsi la fiducia della nostra comunità proponendo un prodotto che rispetti i principi di un agricoltura lontana dalle logiche in atto nella grande distribuzione».

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