UN ALTRA TESTIMONIANZA CHE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO…

Buongiorno Adessd,

scopro con piacere il vostro sito quasi non sembrandomi vero della possibilità che offre agli utenti di esprimersi liberamente in un settore sfruttato e sottopagato come quello dei trasporti e della logistica.

E’ per questo che colgo l’occasione per raccontavi quanto di mia esperienza.

Alcuni anni fa l’azienda per la quale da tempo lavoravo, ha ricevuto dalla committenza la disdetta anticipata del contratto di appalto senza motivazione, privandoci così oltre che del lavoro anche della dignità di uomini e donne.

La mia storia in azienda inizia venti anni fa, costruendo e sudando, passo dopo passo, ogni piccolo traguardo. Ho capito subito che ero entrata a far parte di un gruppo in cui il lavoratore inteso come uomo, veniva prima di qualsiasi altra cosa e questo dava fastidio a molti, troppi interessi intorno a dimostrazione del fatto che volendo “si può fare” e di questo ne vado orgogliosa!

Nel nostro settore il lavoratore è considerato come un animale da competizione, una macchina che deve far numeri e quando si rompe, pazienza, si sostituisce. Il bravo leader, il bravo capo è colui che riesce a rendere dignitoso e coinvolgente anche un lavoro umile ma determinante come il nostro.

Un brutto giorno è successo ciò che non dovrebbe mai accadere: un infortunio gravissimo segna il cuore della nostra azienda. L’infortunato, durante una manovra di movimentazione merce a bordo di un mezzo lavorativo, sente una conversazione per ricetrasmittente in cui un coordinatore della committenza si lamenta della sua lentezza e che quindi deve essere cambiato. Il sig. x, sentendosi mortificato, vuole dimostrare che non è così soprattutto per paura di non vedersi rinnovare il suo contratto a tempo determinato. Lascia il posto al suo sostituto e gli si mette accanto ma improvvisamente, durante una manovra, perde l’equilibrio e cade al suolo sbattendo la testa…

Evito di descrivere la scena che si presenta agli occhi dei testimoni, il sig. x entra in coma e viene poi operato più volte… Ad oggi, ringraziando Dio, è tornato a vivere ma una vita diversa. Non è più il ragazzo che era ma è ciò che “è stato fatto diventare”. E’ ciò che l’egoismo e l’arrivismo dell’uomo determinano.

Perché racconto questo episodio? Perché è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché è da qui che la committenza comincia a mettersi per traverso nei confronti della nostra azienda che nel tempo ha sempre lottato per dare e riconoscere dignità al lavoratore. Il nostro RSPP redige un DVR secondo quanto stabilito dai parametri ufficiali di movimentazione manuale dei carichi e della medicina del lavoro, secondo cui i pezzi lavorati al minuto sarebbero dovuti essere molti di meno rispetto a quanto chiesto e preteso dalla committenza… Quindi ci dicevano di non essere produttivi, perciò, per non perdere l’appalto dovevamo essere più veloci, quindi più stanchezza, stress e tensione, quindi aumento della possibilità di infortuni più o meno gravi, quindi l’uomo è un numero!

Riunioni, incontri tra il nostro capo e i vertici della committenza per cercare di ridurre il problema e riorganizzare il lavoro ma davamo solo fastidio perché non facevamo dei soldi fattore principale anteponendo il rispetto dell’uomo e della legge (art. 81/08) che viene citata da tutti ma rispettata da pochi.

Ecco perché disdetta senza motivazione scritta, davanti a tutto ciò cosa avrebbero potuto menzionare come giustificativo??? Mi chiedo, come è possibile che avvengano queste cose senza che NESSUNO intervenga? Perché nel nostro caso questo è accaduto. La risposta è evidente, caro Adessd e credo di non dovervela dare io…!

Anzi, reggetevi forte… Arriva il giorno del cambio appalto presso un ufficio istituzionale e alla domanda lecita di un lavoratore rivolta a chi, con massima carica in quel momento presiedeva l’incontro, sulla motivazione per cui veniva tolto l’appalto all’azienda per cui lavorava, lo stesso si sentiva rispondere che “non era la sede ne il momento giusto per fare quel tipo di domande”.

Che dire…

Ad oggi l’unica cosa che sappiamo è la versione verbale data dal committente al nostro capo e cioè: incompatibilità di obiettivi e strategie tra le due aziende (incompatibilità dopo anni e anni di collaborazione…) Motivazione mai resa ufficiale per iscritto dalla committenza!

Nessuno si è interessato di questa situazione, nessuno è venuto a chiedere cosa stesse accadendo e soprattutto il perché. Si è messo tutto a tacere come se niente fosse a discapito sempre e comunque di chi opta per un lavoro sano in cui l’uomo è messo in primo piano rispetto alle ambizioni economiche e lucrative personali.

Lettera firmata.

 Protocollo di riferimento 03/2020

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