I sopravvissuti Covid-19 affrontano uno stress post-traumatico. L’effetto collaterale emergente della pandemia globale

PSP BLOG 10 dicembre 2020

Quando siamo di fronte a traumi di massa, come il Covid-19, anche una significativa minoranza di individui traumatizzati significherà che il peso della salute mentale sarà enorme.

Horest e Broww, 2020

wwwQualsiasi evento traumatico, da una tragedia personale a una crisi globale come quella che stiamo vivendo a causa del Covid-19, può richiedere un grande impatto emotivo e causare uno stress traumatico.

Sebbene il senso di paura, l’ansia e l’incertezza siano reazioni comuni e naturali a una crisi sanitaria che colpisce tutti e ci confronta con la fragilità della vita, recenti ricerche suggeriscono che la pandemia di coronavirus può essere un’esperienza altamente traumatica per alcune persone e sperimentare un deterioramento del loro benessere psicologico.

Tale esperienza può quindi avere un impatto psicologico, aggravando i disturbi mentali sottostanti o servire da precursore per nuove malattie psichiatriche come, ad esempio, sviluppare sintomi specifici del disturbo post-traumatico da stress (PTSD). In particolare, gli studiosi prevedono un aumento significativo della prevalenza di PTSD, con un rischio maggiore per le donne rispetto a quello per gli uomini. Inoltre, riportano un aumento dello stress (lavorativo, finanziario e, naturalmente, familiare), problemi di sonno, depressione e aumento della frequenza del fumo o del consumo di alcol dopo l’epidemia. Un altro dato significativo è che gli adulti più anziani percepiscono meno stress post-traumatico rispetto ai giovani dopo Covid-19.

Attualmente, uno studio ha indicato una sintomatologia PTSD moderata o grave associata a una maggiore esposizione all’infezione da Covid-19, questo è vero per i pazienti Covid-19, i parenti (o caregiver), gli operatori sanitari (in quarantena e in prima linea) e coloro che non soffrono di Covid-19, ma risentono del blocco imposto dai governi per ridurre la diffusione del contagio.

Particolarmente rilevante sembra essere per lo sviluppo di PTSD, il trattamento prolungato nelle unità di terapia intensiva (ICU) come per la sepsi, un’infezione grave che può interessare uno o più organi. Infatti, i pazienti intubati hanno maggiori probabilità di vivere più alti tassi di PTSD. Pertanto, oltre alla “sindrome post-intubazione” nei sopravvissuti, una volta che il paziente è stabilizzato dal punto di vista medico, è importante valutare e fornire assistenza per le risposte psichiatriche. Altri dati dimostrano che i pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19 sperimentano isolamento sociale, disagio fisico e paura per la sopravvivenza.

A tale proposito, secondo la maggior parte degli studiosi che si occupano del problema, vivere in aree altamente colpite e dove si sono verificati cambiamenti significativi nella vita quotidiana a causa della risposta alla pandemia può essere un fattore di rischio indipendente per PTSD. Altresì, le persone più povere e quelle con determinate disabilità, possono sperimentare sfide e fattori di stress unici durante la pandemia di Covid-19, a tal punto da sviluppare PTSD e disagio psicologico cronico.

È evidente che la maggior parte dei sopravvissuti al trauma del Covid-19 subisce elevate risposte allo stress nell’immediato, dopo l’esposizione al coronavirus, che però tendono ad attenuarsi nel periodo successivo e solo una minoranza dei sopravvissuti (una persona su quattro) sviluppa il disturbo in seguito all’evento traumatico che implica una compromissione significativa della salute e disfunzione sociale. Tale processo, per di più, comporta potenzialmente il condizionamento della paura al momento del trauma, con conseguente consolidamento eccessivo dei ricordi del trauma stesso.

In sintesi, stiamo vivendo un trauma globale e collettivo con risposte individuali. Invero ognuno vive in modo diverso la preoccupazione per la propria sicurezza fisica, benessere psicologico ed economico, e la necessità di distanziarsi fisicamente dagli altri. L’ulteriore difficoltà di questo evento traumatico è caratterizzata da un senso totale di incertezza e perdita di riferimento rispetto al futuro.

Detto ciò, identificare i fattori di rischio per PTSD e la sofferenza psicologica cronica correlata al coronavirus è fondamentale in termini di riduzione del carico di salute mentale di Covid-19 e, allo

stesso modo, può fornire preziose informazioni sulla variabilità delle risposte degli individui sopravvissuti al Covid-19.

D’altra parte, una maggiore conoscenza dei fattori di rischio può consentire l’individuazione e il trattamento precoci dei sintomi del PTSD, che possono svolgere un ruolo fondamentale nel miglioramento degli esiti a lungo termine della salute mentale delle popolazioni ad alto rischio.

In conclusione, le esperienze traumatiche post Covid-19, senza dubbio, hanno un impatto emotivo significativo su tutte le nostre vite. Come sottolineato già in un altro articolo pubblicato su questo blog, il trauma psicologico è un evento comune che coinvolge minacce alla vita interrompendo il funzionamento quotidiano e può provocare una costellazione di sintomi fisici e psicologici negativi. Le persone che hanno sviluppato PTSD post Covid-19 non possono “superarlo” da sole e i sintomi possono persistere per anni se non curati. In tal senso, i professionisti della salute mentale dovrebbero concentrarsi sui fattori di rischio di disturbo da stress post-traumatico tra i sopravvissuti al Covid-19 e fornire interventi terapeutici basati sull’evidenza, quali trattamento farmacologico, psicoterapia o una combinazione dei due.

A cura del professor Francesco D’Ambrosio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *