“Palamara dice la verità e siamo solo all’inizio…”

1619536051-whatsapp-image-2021-04-27-121453-pmPer Giusi Bartolozzi con l’istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sull’uso politico della giustizia non si rischia il conflitto tra poteri dello Stato. E su Salvini: “Anche il suo è un processo politico”.

L’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’uso politico della giustizia divide parlamentari e magistrati. Il caso è scoppiato dopo le rivelazioni di Luigi Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex consigliere del Csm, che raccontano di un potere ideologizzato e al servizio, tramite le sue correnti interne, di una determinata parte politica. Un vero e proprio “sistema” che negli ultimi vent’anni sarebbe riuscito ad influenzare in modo determinante la vita politica del Paese. Per l’Anm si tratta soltanto di una “strumentalizzazione” che insidia “l’autonomia e l’indipendenza” delle toghe. Insomma, il Parlamento vuole fare il “processo” ai giudici, protestano anche Pd e M5S. Ma tutto il centrodestra, e anche Italia Viva, è d’accordo ad accendere un faro sulla pericolosa commistione tra politica e magistratura emersa dalle dichiarazioni di Palamara, e non solo.

La commissione, infatti, non si focalizzerà soltanto sulla vicenda dell’ex presidente dell’Anm, ma potrebbe prevedere decine di audizioni. “I lavori delle commissioni riunite sul testo di legge inizieranno la prima settimana di maggio”, spiega al Giornale.it Giusi Bartolozzi, deputata di Forza Italia, magistrato e segretario della commissione Giustizia della Camera. “Già nel luglio dello scorso anno il gruppo di Forza Italia aveva depositato una proposta di legge chiedendone, in ogni ufficio di presidenza, la calendarizzazione. – va avanti – Per molti mesi abbiamo dovuto registrare la netta contrarietà dell’allora maggioranza. Ma oggi tale preconcetta opposizione alla sua costituzione non ha giustificazione alcuna e, con tale spirito, durante la maratona oratoria d’aula, si è cercato di far comprendere che era giunto il momento di agire. Abbiamo avuto ragione”.

Chi è che non vuole un confronto su questo tema?

“La nostra proposta di legge è stata sottoscritta dai capigruppo di Lega e Fratelli d’Italia, ma anche Italia Viva si è mostrata, da subito, aperta alla questione. Netta opposizione per l’intero anno appena trascorso è arrivata dalla sinistra e dal Movimento 5 Stelle, da ultimo con il pretesto di un paventato conflitto di poteri dello Stato al quale è sufficiente replicare con le parole del professor Sabino Cassese. È certamente opportuno avviare un’inchiesta parlamentare sul rapporto tra politica e giustizia. Non credo occorra dire altro”.

Anche l’Anm, però, si è detta contraria all’istituzione di questa commissione, parlando proprio di conflitto tra poteri dello Stato…

“L’articolo 82 della Costituzione prevede che ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse e non vi può essere dubbio che quella dei rapporti tra politica e giustizia sia tale. Oggi più che mai l’Anm appare lontana dalla Magistratura che opera, ogni giorno, in silenzio. Al presidente dell’Associazione, Giuseppe Santalucia, mi permetto di suggerire la lettura della nota del 19 febbraio 2021 che un significativo numero di magistrati indipendenti di tutta Italia hanno inoltrato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio per chiedere l’istituzione di questa commissione parlamentare di inchiesta”.

Le rivelazioni di Palamara hanno messo in dubbio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ipotizzando che una parte di essa possa essere stata al servizio della politica con finalità quasi “eversive”. Da magistrato la ritiene una ricostruzione verosimile?

“Luca Palamara dice il vero e siamo solo all’inizio. Ma sarebbe sbagliato mettere al rogo le correnti che invece sono funzionali e fisiologiche all’equilibrio disegnato dal costituente e dal legislatore. È piuttosto la loro attuale debolezza, la perdita dei loro valori fondanti, la causa dello smottamento della democrazia giudiziaria”.

Perché è importante istituire una commissione di inchiesta su questi fatti?

“La magistratura è servizio, laico, e quando perde questa missione, giungendo a condizionare – se non a costruire – procedimenti giudiziari in danno del politico di turno, anche tramite la nomina indirizzata dei capi degli uffici, occorre fermarsi per poter ripartire. Lo ritengo un dovere nei confronti dei cittadini, ma nutro dubbi sulla capacità dell’odierna classe politica di andare sino in fondo. Insomma, non vorrei che si iniziassero i lavori in commissione giusto per placare gli animi e null’altro. Sarebbe una sconfitta per tutti”.

Come si fa a scardinare il “sistema” e a garantire l’indipendenza dei magistrati?

“È necessario che sia la magistratura che la politica aprano, ciascuno per le proprie competenze, uno spazio di dibattito e di riflessione che garantisca la più ampia partecipazione per l’elaborazione di proposte che consentano di apprestare effettive misure correttive. In questo senso, ad inizio legislatura, avevo lanciato l’Idea di una ‘Costituente per la Giustizia’, ma la mia richiesta è caduta nel vuoto. Oggi occorre ripensare al sistema elettorale per la designazione dei consiglieri togati del Csm che garantisca una maggiore rappresentatività e una maggiore partecipazione democratica, a modifiche statutarie che introducano forme di incompatibilità tra incarichi associativi e incarichi istituzionali e del testo unico della dirigenza in modo da privilegiare l’esperienza giudiziaria maturata positivamente rispetto ad altri parametri e tanto altro. Insomma una vera e propria opera di sensibilizzazione culturale per combattere quel carrierismo che sembra interessare settori sempre più ampi della magistratura”.

Nelle chat di Palamara si parla anche di un clima ostile nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Pensa che quello al leader della Lega sia un processo politico?

“Onestamente, mi pare non ci siano altre spiegazioni. Il primo governo Conte decise il blocco degli sbarchi clandestini come concretamente poi attuato dall’allora Ministro degli interni Matteo Salvini che, ricordo a me stessa, venne indagato. In quella occasione il Senato negò la procedibilità perché ritenne quello di Salvini esercizio di insindacabile attività politica. Poi, con il secondo governo Conte, cambiata la maggioranza di governo, il Senato ha deliberato in modo opposto su una situazione identica. E da qui il processo. Su questo spaccato vanno poi ad incidere anche le intercettazioni tra Luca Palamara e il procuratore di Viterbo. Ed il quadro è completo”.

Da magistrato, quante volte secondo lei lo scontro politico è entrato nelle aule di tribunale?

“La Giustizia dal 1992 ha fortemente condizionando la vita politica del nostro Paese, non è certamente un mero esercizio degli ultimi mesi. Giovanni Falcone in un’intervista a La Repubblica nel 1990 disse che Il Csm era diventato, anziché organo di autogoverno e garante dell’autonomia della magistratura, una struttura da cui il magistrato si deve guardare con le correnti trasformate in cinghia di trasmissione della lotta politica. Da allora è passato molto tempo, ma la storia pare tristemente ripetersi”.

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