La piazza della Cgil per i diritti: «Noi la maggioranza del Paese»

manifesta

«Noi non ci fermeremo, andremo avanti. Questo è solo l’inizio». E sulle note di Clandestino di Manu Chau, il leader della Cgil Maurizio Landini saluta i 200 mila (secondo gli organizzatori) di piazza San Giovanni che sabato pomeriggio sono arrivati da tutta Italia, isole comprese, per la manifestazione «La via maestra»organizzata dalla Cgil con oltre 100 associazioni.

Dalle Acli all’Anpi e all’Arci, dagli operai della Marelli agli edili, dai pensionati alle maestre, passando per gli studenti, Emergency, Legambiente, Libera di Don Luigi Ciotti e decine di forum e associazioni, una marea rossa e tricolore ha sfilato nei due cortei riempiendo le strade del centro di Roma, accogliendo l’invito degli organizzatori a «battersi per i diritti, per difendere la Costituzione, per il lavoro» e dire no alle politiche del governo Meloni, su lavoro, sanità, istruzione, salari, ambiente, pensioni, tasse, autonomia. «Siamo qui per cambiare la situazione – dice Landini dal palco -, oggi comincia la lotta per l’applicazione della Costituzione», perché «anche questo governo con i provvedimenti che sta facendo va nella direzione di manometterla, lo abbiamo detto a Meloni, noi la Costituzione l’abbiamo sempre difesa, anche da Berlusconi e Renzi».

«Unità del Paese»

Nel suo intervento il segretario Cgil, quasi commosso da tanta inaspettata partecipazione, ha invitato all’azione e all’unità: «Questa piazza è la dimostrazione vera di chi tiene all’unità del Paese e ciò che ci unisce è proprio la via maestra della Costituzione, conquistata dai nostri padri e i nostri nonni, se oggi siamo una Repubblica democratica è perché loro hanno sconfitto il nazismo e il fascismo, va difesa e attuata». Basta, dice Landini «con la rassegnazione, questa società sbagliata che in questi anni ha aumentato le diseguaglianze va cambiata, questa è la piazza che vuole unire ciò che è diviso, di chi vuole cambiare il Paese, la piazza di chi paga le tasse».

In piazza

E all’appello hanno risposto anche la leader Pd Elly Schlein, «siamo felici di esserci e continuare a batterci, è una bella giornata di speranza»; il dem Andrea Orlando; l’ex segretario Cgil Sergio Cofferati; Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi sinistra; Angelo Bonelli di Europa verde; una delegazione dei Cinque Stelle. Assente il leader Giuseppe Conte che però da Foggia ha commentato: «Contento che la manifestazione sia riuscita». Presente (anche sul palco) il costituzionalista Gustavo Zagrelbesky: «Siamo qui per manifestare per l’Italia, che non è la Venere che mangia la pizza, questa è la versione più sciatta. No, l’Italia è una cosa di tutti noi, non può essere appropriata da nessuno».

I temi

Landini vola alto e tocca tutti i temi, quasi più da leader politico che sindacale, interrotto più volte dagli applausi. Salario minimo – «è venuto il momento di introdurlo, basta paghe da fame» – , pensioni, lotta all’evasione fiscale («da lì vanno ripresi i soldi»), lavoro («basta precarietà»), sanità («tagli inaccettabili»), ma anche morti sul lavoro, diritto all’istruzione e all’informazione «non dell’occupazione di tv e giornali», l’emergenza climatica che «come ha detto anche il Papa, diventa emergenza sociale». E ribadisce il «no a tutte le guerre»: «Condanniamo con forza l’attacco armato di Hamas», e chiede di essere «costruttori di pace»: «Non possiamo stare a guardare e accettare che l’unico che si batte per la pace sia il Papa».

Democrazia e partecipazione

Applausi arrivano quando ricorda Stefano Rodotà e Lorenza Carlassarre: «Questa battaglia la stiamo facendo per quello che ci hanno insegnato: allargare la partecipazione dei cittadini alla vita sociale, politica ed economica». Ma chi vuole cambiare la Costituzione, avverte, «vuole ridurre gli spazi della democrazia, pensa che basti l’uomo della Provvidenza». Sottolinea come però «quando in un Paese il 50% dei cittadini non vota c’è un problema di democrazia», un problema», anche per la Cgil: «Anche i sindacati devono allargare la loro capacità di rappresentare tutti». Perciò «c’è bisogno che la politica tutta torni ad occuparsi della vita delle persone».

E conclude: «L’unità che oggi abbiamo costruito è un valore fondamentale che non possiamo disperdere, noi rappresentiamo la maggioranza del Paese e non possiamo stare né zitti né fermi: noi non ci fermeremo, fino a quando questi obiettivi non li avremo raggiunti».

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