Le mani della mafia cinese su trasporti e logistica. Articolo da “trasportonline.com” del 18 gennaio 2018

Le mani della mafia cinese su trasporti e logistica

Nel procedimento sono stati disposti sequestri preventivi per circa 60 milioni.

th3_MAFIA_CINESE_TRASPORTO_E_LOGISTICAIl monopolio sul trasporto e la logistica di merci cinesi sono al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze. La Polizia, delegata alle indagini, sta eseguendo in varie città italiane e di paesi Ue 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una serie di provvedimenti nei confronti di soggetti appartenenti, secondo le indagini, ad un’organizzazione mafiosa che agiva in Italia e in vari paesi europei. Le misure sono scattate oltre che in Italia anche in Francia e Spagna. La lunga indagine condotta dalla Polizia avrebbe permesso di far luce sulle dinamiche della mafia cinese in Europa ma anche su ruoli e alleanze all’interno dell’organizzazione.

 

L’inchiesta conferma il ruolo sempre più forte della criminalità cinese, proprio a partire dalla Toscana e dal polo tessile di Prato, nel quale – senza regole e senza controlli – l’omertà, i metodi intimidatori e la violenza (fisica e psicologica) sono legge.

 

La comunità cinese stanziale in Toscana è la più numerosa dopo quella lombarda (specie nelle province di Prato e Firenze) e la sua penetrazione nel tessuto produttivo regionale ha determinato una situazione difficilmente reversibile.

 

L’estrema capillarità di queste realtà economiche, caratterizzate da un basso indice di produttività, cui, però, corrisponde una forte dinamicità, ha prodotto effetti dirompenti (in termini di concorrenza) sull’economia locale spingendo gli operatori nazionali a disertare il mercato. A scriverlo è la Direzione nazionale antimafia nella relazione che ha presentato a febbraio dello scorso anno.

 

Tra i procedimenti penali più importanti si ricorda quello relativo ad una associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e vari reati tributari.

 

È stato accertato che attività commerciali formalmente in regola producevano ricavi completamente sottratti al fisco attraverso prestanome, con conseguenti rimesse in Cina per importi calcolati in oltre 4 miliardi di euro. Il tutto compiuto grazie a una rete di agenzie di trasferimento di denaro compiacenti e che si prestano al riciclaggio, reso possibile, anche, dal frazionamento delle somme trasferite in importi inferiori alla soglia stabilita dalla legge antiriciclaggio.

 

Nel procedimento sono stati disposti sequestri preventivi per circa 60 milioni.

 

Va segnalato, inoltre, l’incremento delle attività illecite nel traffico di sostanze stupefacenti, in particolare metanfetaminici. nel quale risulta particolarmente attiva la comunità pratese, con collegamenti con quella filippina (nuova nel settore).

 

La particolare redditività delle attività criminali riconducibili alla comunità cinese toscana emerge dai numerosi sequestri e confische disposte nel corso degli anni.

 

Va sottolineato che l’interesse principale della criminalità cinese è nel settore della contraffazione di modelli industriali e marchi, svolta, in prevalenza, nelle zone di Firenze e Prato.

 

Sono consorterie associate su base per lo più familistica, dedite sia alla produzione in laboratorio che al commercio di articoli prodotti in Cina ed importati in Italia, con notevole capacità di azzerare gli effetti dei sequestri di merce e di riproporsi in nuove attività illecite. «Si tratta di un fenomeno dalle proporzioni allarmanti – si legge nella relazione della Dna – destinato a crescere nel tempo anche per le difficoltà, a livello investigativo legate alla carenza di interpreti fiduciari disponibili a tradurre le conversazioni intercettate».

 

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