L’anomalia delle tasse italiane? Ultra progressive e anti famiglia

Per i lavoratori tedeschi con figli zero imposte fino a 39mila euro

SIGNORINI

La parola d’ordine della riforma fiscale allo studio del governo è «progressività». Significa che l’aliquota media aumenta in modo più che proporzionale rispetto al reddito ed è tipico delle socialdemocrazie.

Lo ripete in continuazione il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il sospetto che si tratti di uno slogan c’è e aumenta se si considera che il fisco italiano è in realtà molto progressivo di quello di altri stati europei. Più ad esempio di quello tedesco, al quale lo stesso ministro dice di ispirarsi adottando l’aliquota «progressiva continua».

A fare le pulci, in punta di diritto e di aliquote fiscali, è stato Renato Brunetta di Forza Italia (nella foto), comparando la curva delle aliquote tedesche con quella della progressività di un tipico lavoratore italiano, con aliquote per scaglioni, detrazioni e bonus da 80 euro. Dal confronto «emerge che la curva italiana è più progressiva di quella tedesca, non viceversa come evidentemente pensano gli incompetenti amici del Pd», ha scritto l’esponente azzurro in un editoriale per il Riformista.

La differenza tra il sistema tedesco e quello italiano la fanno i redditi bassi e quelli medi. In Italia i lavoratori dipendenti hanno un’Irpef a zero fino a 11.635 euro, a differenza dei tedeschi. Fino a 15 mila euro gli arbeiter continuano a pagare più dei lavoratori. Tra 15 mila e 25 mila euro la situazione torna in equilibrio poi la curva torna a divaricarsi «in modo significativo» tra i 25 e i 65 mila euro all’anno. Ma in questo caso totalmente a favore dei lavoratori tedeschi. Enrico Zanetti, ex viceministro all’Economia ha elaborato dati Ocse dai quali emerge ad esempio che un lavoratore senza figli con aliquota media 11.365 euro all’anno in Italia non paga niente in Germania il 3,58%. Con un reddito da 20 mila in Italia paga 12,53% e in Germania il 12,63%. Se il reddito sale a 30 mila euro, l’aliquota di un tedesco è 18,98%, mentre per un italiano è 22,73%.

In sostanza il modello tedesco ha un andamento delle aliquote molto più piatto. Tanto da ricordare la capacità della flat tax di tassare i redditi in modo continuo. Quella Italiana premia i redditi molto bassi e poi aumenta.

Ma l’anomalia dell’Italia si misura anche (e soprattutto) se sei compara il prelievo fiscale sui lavoratori con due figli a carico.

Con un reddito di 20 mila euro, l’aliquota media italiana è 2,59%, quella tedesca è di -21,40%. In sostanza le detrazioni in Germania producono una aliquota negativa. Un trasferimento a favore del lavoratore con figli. Un vantaggio che i lavoratori tedeschi mantengono, fino a un reddito di 38.789 euro all’anno, con un’aliquota media a -0,09 contro il 22,5%. La vera differenza tra fisco tedesco e italiano, insomma, non è nella progressività (che da noi non manca), ma nel trattamento riservato alle famiglie. Argomento assente dall’agenda di governo.

Antonio Signorini – 27/08/2020

 

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