Sindacati, la primavera bollente di Maurizio Landini e Luigi Sbarra La primavera bollente di Landini e Sbarra

 

adess

Maurizio Landini e Luigi Sbarra
ROMA Uno accusa l’altro di aver preso «un colpo di fulmine per il governo Meloni». L’altro ribatte che non è vero, semmai è l’uno che preso «un colpo di sole». L’uno e l’altro non si sono mai trovati simpatici, anche se simpatia e antipatia sono voci che non compaiono mai nel dizionario delle relazioni industriali; girano entrambi moltissimo ma abitano due uffici da cui si potrebbero quasi parlare urlando dalla finestra, visto che sono separati da qualche centinaio di metri.

I protagonisti

Loro due sono Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, e Luigi Sbarra detto «Gigi», pari grado della Cisl. La cosa che più li avvicina, tolto il ruolo, è l’età: classe 1961 il primo, 1960 il secondo. Il resto è diverso come più diverso non potrebbe essere, a dispetto delle apparenze. Emiliano il primo, calabrese il secondo; montanaro dell’Appennino reggiano il primo, figlio della Vallata dello Stilaro che guarda al mar Ionio il secondo; cresciuto tra i metalmeccanici di Reggio Emilia e di Bologna il primo, tra i braccianti agricoli della Locride il secondo.

L’occasione dello scontro

Come i capi di due potenze che battagliano evitando di entrare direttamente in rotta di collisione, e un po’ anche come Zio Paperone e Rockerduck che si sfidavano a colpi di dolorosissimi pallettoni di sale guardandosi in cagnesco ciascuno dal proprio quartier generale, Landini e Sbarra hanno tirato avanti per settimane, mesi, anni. Poi, due giorni fa, il contatto c’è stato e la guerra si è aperta. Frontale come forse non lo era dalla stagione che fece naufragare l’unità sindacale, l’autunno 2008, con la Cisl di Savino Pezzotta (insieme alla Uil) che varcava in gran segreto la soglia della residenza di Silvio Berlusconi per un vertice col presidente del Consiglio in carica e la Cgil di Guglielmo Epifani che rispondeva convocando lo sciopero generale.

E’ il 16 aprile 2002: grande dimostrazione in piazza del Popolo. I sindacati hanno decretato lo sciopero generale per protestare contro le riforme del governo berlusconi
Lo scambio di accuse

Landini, parlando dall’assemblea dei rappresentanti e dei delegati della sicurezza organizzata a Firenze insieme alla Uil (accanto a lui c’era Pierpaolo Bombardieri), ha sganciato il siluro: «Un anno fa abbiamo presentato una piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil sulla sicurezza. Non abbiamo avuto risposta e i morti continuano ad aumentare. È il momento di sostenere la mobilitazione. Se poi qualcuno si è preso un colpo di fulmine per il governo, mi dispiace molto per lui». Sbarra, neanche troppo velatamente chiamato in causa, ha risposto frontalmente: «L’unico colpo di fulmine di cui la Cisl si vanta, e dal 1950, è quello che l’ha fatta innamorare della sua autonomia, del riformismo, della lontananza dall’ideologia. È il segretario della Cgil che semmai è vittima di un colpo di sole, date le temperature in aumento».

Il day after

Il day after potrebbe essere all’insegna dall’acqua sul fuoco. Invece, scandagliando tra i massimi dirigenti dell’uno e dell’altro fronte, c’è solo dell’altro fuoco sotto la cenere. Alla Cisl pensano che Landini stia lavorando in proprio per il grande salto in politica, che lo scontro muscolare contro il governo sia la prova generale di un ingresso trionfale ai vertici del campo del centrosinistra. «La stessa cosa che dicono di me da quando sono diventato segretario della Fiom, quindi da quattordici anni. La sfida con Marchionne? La coalizione sociale? Tutti a dire “Landini fa politica”. Questi quattordici anni hanno parlato chiaro, non c’è neanche più bisogno di smentire», ribatte in privato il diretto interessato. Quando alla reazione piccata della Cisl i fedelissimi di Landini rimarcano che «la lingua batte dove il dente duole». Doveva essere autunno caldo. Ma qui è la primavera che s’è fatta bollente. Ed è appena iniziata.

 

 

23 mar 2024 | 22:06

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